Lunedì 8 giugno è stato presentato il documento “La strategia per il rilancio dell’Italia” (testo integrale), per chiamare il cosiddetto “piano Colao” con il suo nome ufficiale. Il cardine del progetto è lo slogan “Un’Italia più forte, resiliente ed equa” intorno al quale si sviluppano tutte le 102 proposte divise in sei categorie: 1) Imprese e Lavoro, 2) Infrastrutture ed Ambiente, 3) Turismo, Arte e Cultura, 4) Pubblica Amministrazione, 5) Istruzione, Ricerca e Competenze, 6) Individui e Famiglie.
Proviamo ad analizzare le proposte che individuano i dati e le tecnologie digitali come gli elementi necessari per l’innovazione e il rilancio del paese, per cercarvi il filo conduttore che permetta di ricostruire la visione generale del progetto a partire da un tema così cruciale.
TURISMO, ARTE E CULTURA, BRAND DEL PAESE
44 | Presidio Turismo Italia
Nella proposta degli esperti si parla della creazione di un presidio governativo speciale che dovrebbe avere il compito, tra gli altri, di coordinare un’unità di data/analytics sul turismo, a beneficio sia del presidio sia degli attori del comparto, per sostenere con rapidità e accuratezza le azioni di rilancio.
45 | Piano Turismo Italia
Il piano Turismo Italia si presenta come un piano strategico di lungo periodo per il miglioramento strutturale di qualità, sicurezza e competitività dell’offerta turistica nel nostro Paese. Questo dovrebbe avvenire integrando il contributo dell’unità di data analytics e generazione di insights del presidio, al fine di: (i) eseguire analisi chiave per lo sviluppo del piano e (ii) monitorarne l’andamento e fornire indicazioni significative per gli operatori del settore.
In entrambe le proposte non è chiaramente esplicitato a quale organo devono far capo questi due progetti, probabilmente perchè deve ancora essere deciso in fase attuativa. Ma il problema principale è la definizione delle logiche e delle fonti di finanziamento: il comitato non assegna nessun budget, pubblico o privato, ai due progetti. Come sia possibile costruire un piano strategico data-driven sul settore, a detta loro, “centrale per l’economia del Paese” senza nessun budget non è stato spiegato.
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, ALLEATA DI CITTADINI E IMPRESE
59 | Trasparenza sulle prestazioni della PA
Questo è l’unico punto in cui si parla di open-data (su 102 proposte). Si poteva sfruttare il piano di rilancio del Paese per dare trasparenza alla PA, mettendo i dati necessari alla partecipazione pubblica a disposizione dei cittadini . Anche in questo caso sembra che sia solo un’altra occasione perduta perché il piano considera soltanto i dati sulle prestazioni della PA per poterne valutare le performance e compararle tra loro. Come esempio riportano i dati sull’emissione delle carte d’Identità o delle autorizzazioni, per i quali le amministrazioni devono rilasciare dati sulla base dei quali saranno giudicate. Gli open data sono un’altra cosa, basta vedere il portale della città di New York. Unica nota positiva: gli open data sono free ma raccoglierli e distribuirli non è gratuito, e questo concetto è chiaro anche al comitato, che in questo caso ha considerato un funding principalmente pubblico.
63 | Dati per statistica e ricerca scientifica
Si propone di rimuovere gli ostacoli all’utilizzazione di dati amministrativi, censimenti, survey ecc. a fini statistici, di ricerca scientifica e di valutazione delle politiche, nel rispetto del Regolamento europeo. Gli stessi esperti parlano di “allarmante ritardo dell’Italia nell’utilizzo dei dati individuali di survey, fonte amministrativa e big data anche interconnessi a fini statistici e di ricerca, di disegno e valutazione delle policy”. E proprio quando arriva il momento di parlare di open data, nulla. Nella proposta non si parla di licenze o modalità di distribuzione ma solo di semplificazione nelle competenze di riservatezza statistica, attualmente ascrivibile a 3 organi diversi.
Altre due proposte in cui l’utilizzo dei dati dovrebbe poter rilanciare il paese sono il piano di Digital Health nazionale (73) e il monitoraggio sanitario nazionale (74) in cui si parla di frammentazione nelle procedure per la raccolta dei dati, lentezza nel processo di elaborazione legate a ritardi tecnologici e mancato sfruttamento di sinergie tra enti diversi. La gestione dei dati sull’epidemia è la prova della gravità della situazione in cui è attualmente la sanità pubblica su questo fronte. Secondo gli esperti, il progetto è pronto e solo da finalizzare. Speriamo sia veramente così.
Quello che manca in tutte queste proposte è la capacità di sognare un paese diverso. Al comitato di esperti non erano stati richiesti piani attuativi ma idee e visioni per rilanciare il paese. Al contrario, per le proposte che riguardano l’utilizzo dei dati, più che di rilancio bisognerebbe parlare di rincorsa. L’idea è di recuperare le posizioni che negli ultimi anni il nostro paese ha perso, mettendo però l’asticella perfino più in basso della condizione attuale dei nostri concorrenti. Ogni proposta di innovazione è circoscritta in ambiti ridotti (open data), tutti scollegati tra loro. Nelle altre proposte, invece, c’è un’enorme sottostima di investimenti (turismo senza budget) o manca un’onesta analisi critica delle attuali condizioni del paese (monitoraggio sanitario). Manca il coraggio di sognare.