Torniamo nuovamente sui dati internazionali. Prossimamente sarà possibile di seguirne l’andamento direttamente sulla nostra dashboard, dato che tra poco inaugureremo una vera e propria sezione internazionale.
I dati qui riportati sono ricavati dal database della John Hopkins (link) e possono essere facilmente scaricati.

Questa settimana apriamo analizzando lele variazioni del numero di positivi. Come già anticipato da altri post sul sito e come previsto dal modello di CoVstat_IT, si è raggiunto il picco in Italia, o comunque siamo lì attorno, dato che non bastano un paio di valori, sebbene incoraggianti. Questo risultato si è già consolidato, come prevedibile, in Germania.
La variazione nel numero dei soggetti attualmente positivi non è comunque un dato sufficiente per valutare l’andamento della pandemia. Infatti, questo dato è la risultante dei casi registrati finora, a cui vengono sottratti i soggetti guariti e i decessi. Pertanto, se domani tutti i soggetti positivi dovessero guarire, assisteremmo alla migliore risoluzione della pandemia, ma non saremmo altrettanto felici di osservare che i positivi si sono azzerati, se questo azzeramento dipendesse dal decesso di tutti i malati. Per tale motivo, quando finalmente saremo arrivati alla fine dell’epidemia, i parametri più indicativi degli stati che hanno lavorato meglio saranno il rapporto guariti su decessi e la letalità, che presentiamo alla fine del post.
Prima di arrivarci, però, approfondiamo meglio il quadro della situazione attuale, con alcuni grafici che ci permettono di avere una visione d’insieme più completa.

I casi continuano ovviamente ad aumentare ovunque, ma con velocità diverse. Gli Stati Uniti sono in una fase di consolidamento con crescita pressoché lineare, come Francia e Regno Unito, mentre i restanti paesi europei sembrano in una fase di rallentamento che si va accentuando. La Russia invece, come si potrebbe vedere chiaramente in scala logaritmica, è nella sua fase di crescita esponenziale e ha già superato i Paesi bassi.

Per quanto riguarda i decessi registrati finora, vediamo che Italia e Spagna rallentano, Germania e Paesi Bassi si mantengono a ritmi contenuti, mentre gli Stati Uniti sono fuori scala, anche se si sta assistendo ad una stabilizzazione.

Infine, le guarigioni aumentano a ritmo costante ovunque, tranne che nei Paesi Bassi e nel Regno Unito. Risulta difficile trovare una spiegazione, soprattutto in considerazione degli standard sanitari di questi due paesi, che sono adeguati. Va registrato il record positivo della Germania, che registra il massimo numero di guarigioni anche con meno casi di altri Paesi.

Infine, come anticipato, presentiamo l’istogramma di un parametro che sarà importante monitorare nel tempo e che avevamo visto due settimane fa. Oggi assistiamo al sorpasso dell’Italia sulla Francia e sugli Stati Uniti, che è indice del carattere evolutivodi questa pandemia: a conti fatti, l’Italia non procede malissimo, così come la Spagna. Ma questa osservazione è valida oggi, mentre già domani potrebbe essere cambiato molto.
Nuovamente sconfortanti i valori relativi a Paesi Bassi e Regno Unito, che sono diretta conseguenza del ridottissimo numero di pazienti guariti.

Meno confortanti per l’Italia i dati della letalità, vale a dire del numero di decessi rispetto al totale dei casi, che risultano comunque affetti da una sottostima dei casi (e questo è uno dei motivi per cui la lettura di questo istogramma andrebbe sempre affiancata a quella del rapporto guariti su deceduti). Il grafico è un’ulteriore riprova dell’ottima performance della Germania in termini di campagne di screening e cure, primarie o ospedaliere che siano.
Possiamo valutare puntualmente i dati, ma è solo la loro evoluzione nel tempo che può rappresentare bene gli eventi, mentre alla fine dovremmo capire quali parametri permetteranno di tirare le somme e di orientarci in vista di un prossima emergenza che non potrà nuovamente trovarci impreparati.