Fase 2: un nuovo modello di business

La creazione di un valore per le persone costituisce l’obiettivo supremo delle imprese. Consumatori, clienti, operatori e partner d’affari, in fondo, non sono altro che esseri umani.

Ora le persone sono spaventate per la salute, propria e generale, e tutta la collettività è impegnata nello sforzo immane di contenere una pandemia. Pertanto, molte imprese subiscono delle perdite. La svalorizzazione raggiunge il suo apice metaforico il 21 aprile 2020 quando le agenzie di stampa battono la notizia che “il petrolio vale meno di zero”.

Un’impresa, per la sua stessa esistenza, dipende dal rapporto mimetico, e mai unidirezionale, con le persone e la comunità.

A causa della pandemia di Covid-19, il governo italiano ha dovuto sospendere le attività produttive industriali e commerciali, salvo quelle essenziali e di pubblica utilità.  Altre eccezioni hanno riguardato, ad esempio, le attività organizzate con modalità di lavoro a distanza e il commercio al dettaglio effettuato via internet. Di conseguenza, le imprese che già praticavano un e-business o un business digitale hanno potuto, così, almeno in parte, limitare le perdite. Anzi, alcune di loro si sono addirittura rafforzate. È il caso di molte Big Tech.

“Quando tutto sarà passato, saranno molto più forti di quando tutto è iniziato. Sono quei pochi nomi che dominano il web: Amazon, Google, Microsoft, Facebook. Il disastro Covid-19 non ha fatto altro che consolidarne lo strapotere” (Mauro Del Corno, Coronavirus, così l’emergenza rafforza i grandi gruppi del web. Che avranno a disposizione sempre più dati degli utenti, Il Fatto quotidiano, 2 aprile 2020, qui).

Non tutte le Big Tech, però, si sono potenziate: quelle impegnate nel settore del turismo hanno registrato una riduzione drammatica del proprio valore, come è accaduto per Airbnb.

Le imprese, allora, potrebbero avere imparato che la propria esistenza, come quella delle persone, si svolge tanto nella realtà materiale e analogica quanto nella realtà virtuale e interattiva. Infatti, l’attuale dimensione vitale, relazionale, sociale, comunicativa, lavorativa e economica si rappresenta con il termine “onlife” (neologismo introdotto nel 2019, v. la voce del vocabolario Treccani qui).

Nei prossimi giorni il governo italiano avvierà la cosiddetta fase 2, vale a dire quel periodo (non breve) in cui l’obiettivo di contenimento della pandemia verrà contemperato al bisogno  di ripresa delle attività sociali e economiche. La fase 2 potrà servire alle imprese per conservare o accrescere il loro valore. Tuttavia, dovranno adattarsi, prestando attenzione ai rapporti con le persone, nel contesto del  diritto dell’emergenza,  delle scelte disponibili e dei rischi analizzabili: in poche parole, le imprese dovranno ideare un nuovo modello di business. Le politiche fiscali, d’altro canto, oltre a intervenire per sostenere i redditi, gli investimenti e la liquidità, potrebbero cogliere l’occasione per guidare l’economia verso scelte innovative e sostenibili.

A proposito di sostenibilità, l’OCSE, già prima della pandemia, affermava che le politiche pubbliche non possono essere più basate sul presupposto che la crescita economica generi automaticamente un maggior benessere delle persone: i governi, pertanto, dovrebbero tendere verso obiettivi di sviluppo sostenibile. In effetti gli Stati esprimono da tempo un interesse per l’inclusione sociale e la sostenibilità ambientale, ma, come osserva l’OCSE, non sempre dimostrano una conoscenza reale delle tendenze, delle sfide e dei vantaggi effettivi. Una crescita equilibrata dovrebbe prendere in considerazione non solo le questioni sociali e ambientali, ma anche  modelli di sviluppo differenziato, poiché non appare adeguato adottareun unico modello per tutti i paesi: “la storia ci insegna che le strategie di sviluppo sono più efficaci quando sono multisettoriali, partecipative, adeguate alle località in cui sono applicate, integrate nel multilateralismo” (v. OECD, Perspectives on Global Development 2019: Rethinking Development Strategies, OECD Publishing, Paris, 2018, qui).

Una visione multilaterale potrebbe indicare anche alle imprese le migliori strategie d’affari, in un’ottica di rinnovata connessione tra le persone. A tal proposito, occorre osservare che un modello di e-business, secondo la letteratura, crea valore innanzitutto attraverso la descrizione delle relazioni tra le persone, come dipendenti, consumatori, clienti, alleati di un’azienda e fornitori.

La migliore disciplina di tali rapporti, allora, potrebbe essere tratta dai principi e dalle regole della cosiddetta normativa privacy (GDPR): giacché essa on rappresenta solo un obbligo per le imprese, ma costituisce una vera e propria direttrice utile per ridisegnare il modello di business, soprattutto nel digitale, tenendo conto dei rischi, delle legittime opportunità e delle persone.

Info Autore
Vincenzo Nardelli
PhD Student, Università degli Studi Milano Bicocca. Molisano. Sin da giovane ho la passione per il coding e per la rete. La mia ricerca si focalizza sulla statistica spaziale utilizzando big data non strutturati e dati web. Ho partecipato a progetti di ricerca internazionali in cui abbiamo provato a risolvere problemi complessi. Ho fondato l’associazione Data Network per la diffusione della data literacy.
Presidente Commissione Privacy, ODCEC Salerno
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Luciana Capo è dottoressa commercialista, Presidente della Commissione di studio in materia di privacy dell’ODCEC di Salerno, redattrice della rivista Giurisprudenza Tributaria Salernitana. Autrice di articoli giuridici, ha pubblicato di recente, per la rivista Diritto e Pratica Tributaria, Cedam, 1, 2020, Obbligo di fatturazione elettronica tra privati: le prime applicazioni del principio di proporzionalità dettato dalla direttiva Iva e dal Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR). Fa parte del Comitato scientifico dell’Ufficio del Massimario della Commissione Tributaria Regionale della Campania.
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Vincenzo Nardelli
PhD Student, Università degli Studi Milano Bicocca. Molisano. Sin da giovane ho la passione per il coding e per la rete. La mia ricerca si focalizza sulla statistica spaziale utilizzando big data non strutturati e dati web. Ho partecipato a progetti di ricerca internazionali in cui abbiamo provato a risolvere problemi complessi. Ho fondato l’associazione Data Network per la diffusione della data literacy.
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