ETF e coronavirus: un’analisi di portafoglio

La crisi sanitaria provocata dal COVID-19 è stata accompagnata da una profonda crisi economica, che ha colpito diversi settori.

A metà marzo si è verificato anche un crollo verticale dei mercati finanziari, con l’indice azionario mondiale (rappresentato dal MSCI World) che ha perso più del 30% in meno di un mese. Come si sono comportati in questo frangente i diversi  portafogli d’investimento? 

Per rispondere a questa domanda analizziamo l’andamento di un semplice portafoglio composto da 5 ETF (associati a 5 asset class), variandone  il peso della componente azionaria. Tale portafoglio può essere riprodotto utilizzato la piattaforma JustETF. I 5 ETF che compongono il portafoglio replicano:

  • l’indice azionario globale (MSCI World),
  • l’indice azionario dei mercati emergenti (MSCI Emerging Markets),
  • le obbligazioni governative europee (tutte le scadenze),
  • le obbligazioni societarie europee (investment grade),
  • l’andamento dell’oro.

Tutti gli ETF sono in euro, quindi esenti dal rischio di cambio. Inoltre l’oro è sempre presente nel portafoglio, con una componente del 5% (si veda la discussione sull’oro per approfondire l’argomento). Il rapporto tra l’indice azionario globale e l’indice azionario dei mercati emergenti è 2:1, così come il rapporto tra le obbligazioni governative e le obbligazioni societarie europee. Questo è il prototipo di portafoglio ETF che viene suggerito dal pianificatore strategico di JustETF.

Seguendo questa strategia rimane una sola variabile, ossia la componente azionaria. Al variare della componente azionaria, analizziamo la massima perdita registrata dai portafogli ETF dall’inizio del 2020. Si passa dal -8% del portafoglio senza componente azionaria a quasi il -30% del portafoglio con il 95% di componente azionaria. Ricordiamo che nel nostro portafoglio è sempre presente il 5% di oro, dunque la massima quota azionaria possibile è del 95%. Proprio l’oro si è confermato come “bene rifugio” per eccellenza durante la crisi, facendo registrare un +13.5% da inizio anno.

Dopo il pesante crollo di metà marzo, i mercati hanno iniziato a reagire, “rimbalzando” come si dice in gergo. Passiamo allora alla situazione attuale, trascorsi i primi 5 mesi del 2020, analizzando il rendimento complessivo dei nostri portafogli prototipo.

Possiamo vedere che le perdite sono decisamente più contenute e ci sono addirittura dei portafogli che fanno registrare performance positive. Sono i portafogli senza componente azionaria e ciò è dovuto al fatto che il valore dell’oro è aumentato dall’inizio dell’anno.

La perdita massima è del -8% e si registra nel portafoglio con la maggiore componente azionaria tra quelli simulati.

A questo punto diventa interessante valutare la performance “storica” dei nostri portafogli prototipo. Tuttavia non è possibile andare troppo indietro nel tempo, poiché per alcuni ETF non disponiamo di dati antecedenti al 2012. Pertanto, la nostra simulazione parte dal primo Gennaio 2012. 

Nella simulazione introduciamo il “ribilanciamento annuale”, ossia dopo ogni anno riportiamo l’asset class alla sua composizione originaria. Se iniziamo, ad esempio, un portafoglio col 45% di azioni, il 50% di obbligazioni e il 5% di oro, alla fine del primo anno compriamo/vendiamo le azioni in eccesso/difetto per ripristinare la composizione iniziale.

Vediamo che i rendimenti annualizzati sono stati generalmente buoni dal 2012 a oggi. Analizzando la situazione fino al primo gennaio 2020, ossia prima dell’inizio della crisi legata alla pandemia, si passa dal +3.5% ottenuto dal portafoglio privo di componente azionaria al +7.5% ottenuto dal portafoglio con la massima componente azionaria possibile.

Tenendo conto della crisi, i rendimenti annualizzati ovviamente si abbassano, coprendo l’intervallo 3.3% – 6.2%. Il rendimento annualizzato mostrato nei grafici è sempre al lordo della tassazione fiscale e del prezzo degli ETF. Gli ETF, tuttavia, sono prodotti molto economici e un portafoglio di questo tipo costerebbe all’incirca lo 0.3% l’anno.

Un ultimo aspetto che può essere interessante analizzare è la relazione tra la massima perdita, verificatasi durante la crisi da COVID-19, è il rendimento annualizzato che si è avuto dal 2012 a oggi. Notiamo da questo grafico che a un rendimento annualizzato doppio è associata una massima perdita (temporanea, durante la crisi) tripla.

L’analisi dei rendimenti negli ultimi 8 anni porterebbe a pensare che proseguire sull’azionario sia la strada giusta per massimizzare il rendimento. In linea di principio ciò può essere vero, ma bisogna essere pronti a tollerare perdite sostanziali (ricordiamo che il nostro portafoglio più aggressivo è arrivato a perdere all’incirca il 30% durante il periodo di massima crisi dei mercati). È interessante notare come anche il mago della finanza Warren Buffett, famoso per il suo massiccio acquisto di azioni durante periodi di crisi, in questa fase sia rimasto in attesa, mantenendo una liquidità di 127 miliardi di dollari.

C’è da sottolineare che una maggiore componente d’oro potrebbe mitigare le perdite legate all’azionario. Tuttavia l’oro da un lato è un bene rifugio, dall’altro è un bene molto volatile. Basti pensare che da fine 2012 a inizio 2014, il prezzo dell’oro (in dollari) ha subito una perdita superiore al 35%.

In conclusione, questo è un periodo molto turbolento sui mercati finanziari ed è necessario muoversi con estrema cautela, ricordando la regola fondamentale per cui “le performance passate non sono indicative delle performance future”. La grande incertezza sugli orizzonti economici e politici mondiali, con la pandemia che continua a imperversare negli USA e in America Latina, suscita molti dubbi sulla performance dei mercati azionari mondiali e, più in generale, sullo stato dell’economia.

Il più grande interrogativo riguarda la portata e, ancor più, la natura di questa crisi economica.

Abbiamo visto che le borse hanno reagito con un crollo molto maggiore che nel 2008 e una ripresa molto rapida, probabilmente dovuta alla massiccia iniezione di liquidità praticata da tutti i governi mondiali. Questo potrebbe indicare una natura esogena tanto della crisi quanto della ripresa, visto che sia la crisi sanitaria, sia gli interventi governativi sono fattori esterni ai mercati finanziari.

Resta da chiedersi se i mercati finanziari oggi non siano comunque sopravvalutati dopo una crescita così prolungata e superiore all’andamento globale dell’economia reale e, soprattutto, quanto quest’ultima sarà in grado di riprendersi. La prudenza, insomma, sembra d’obbligo. 

Info Autore
Data Scientist , Apheris AI
Dottorato in Fisica presso il Gran Sasso Science Institute a l’Aquila, ho lavorato come ricercatore in Astrofisica presso il Deutsches Elektronen-Synchrotron (DESY) a Zeuthen, in Germania. Appassionato di Data Science e Machine Learning, ho partecipato a varie competizioni online su questi temi. Originario del Molise (Campobasso), attualmente vivo a Zeuthen e lavoro come Data Scientist presso Apheris AI a Berlino, dove mi occupo dello sviluppo di algoritmi di Machine Learning decentralizzato.
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Dottorato in Fisica presso il Gran Sasso Science Institute a l’Aquila, ho lavorato come ricercatore in Astrofisica presso il Deutsches Elektronen-Synchrotron (DESY) a Zeuthen, in Germania. Appassionato di Data Science e Machine Learning, ho partecipato a varie competizioni online su questi temi. Originario del Molise (Campobasso), attualmente vivo a Zeuthen e lavoro come Data Scientist presso Apheris AI a Berlino, dove mi occupo dello sviluppo di algoritmi di Machine Learning decentralizzato.
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