L’impatto della pandemia COVID-19[1], sta spingendo l’attività di ricerca per la realizzazione di un vaccino contro il SARSCoV-2 a una velocità mai sperimentata in passato[2] e molto maggiore di quanto chiunque avrebbe potuto immaginare all’inizio del 2020[3].
Tra le principali tecnologie per indurre la risposta immunitaria, in fase di studio vi sono vaccini di tre tipi:
- a virus: si utilizza direttamente il virus dopo averlo attenuato o inattivato, come in quelli per morbillo e poliomielite;
- basati sugli acidi nucleici (DNA o RNA): si utilizzano le informazioni genetiche di una proteina del virus, di solito la proteina spike che si trova sulle “punte” della corona del virus;
- a vettore virale: si utilizza un virus innocuo per l’uomo, geneticamente ingegnerizzato in modo da trasportare le proteine del virus contro il quale si vuole sviluppare l’immunità, come il vaccino sperimentato per Ebola nel corso dell’ultima epidemia in Congo;
- basati su proteine: si utilizzano le proteine che si trovano sulla superficie del virus, o loro frammenti, oppure “Virus-Like Particles” (VLP), di fatto l’involucro esterno del virus svuotato del suo contenuto genetico.
Al momento non esistono vaccini commercialmente disponibili contro il SARS-CoV-2[4], anche se, secondo i rilevamenti effettuati da OMS, London School of Hygiene and Tropical Medicine e NIH54, i candidati vaccini sono in totale 250: 19 basati su DNA, 32 su RNA, 53 su vettore virale, 18 su virus attenuato o inattivato, 76 su proteine, 15 su particelle simil-virus (VLC), e 37 che utilizzano altre piattaforme o per i quali non si hanno dettagli.[5] “L’OMS ha lanciato un trial randomizzato internazionale dei candidati vaccini, denominato Solidarity, con l’obiettivo di coordinare, per i candidati in fase di sviluppo, la valutazione di sicurezza ed efficacia, in un’ottica di cooperazione internazionale e di equità di accesso. In generale, le tempistiche per mettere a punto i medicinali ed i vaccini sono difficili da prevedere[6]”.
Tuttavia, diversi tra i vaccini che si stanno testando sono in fase piuttosto avanzata. Tra questi, sono particolarmente interessanti i due “casi” seguenti.
AstraZeneca, in collaborazione con l’Università di Oxford
Il candidato “ChAdOx1 nCoV-19” è un vettore virale, essenzialmente un “cavallo di Troia” presentato al sistema immunitario. Il team di ricerca di Oxford ha trasferito la proteina spike SARS-CoV-2, che aiuta il coronavirus a invadere le cellule, in una versione indebolita di un adenovirus, che in genere causa il comune raffreddore. Quando questo adenovirus viene iniettato negli esseri umani, la speranza è che la proteina spike inneschi una risposta immunitaria. AstraZeneca e Oxford hanno in programma di produrre un miliardo di dosi di vaccino che hanno deciso di vendere a prezzo di costo.
I risultati preliminari delle prime due fasi di sperimentazione clinica di questo candidato hanno rivelato che il vaccino aveva innescato una forte risposta immunitaria[8], inclusi un aumento degli anticorpi e delle risposte dei linfociti T, con effetti collaterali soltanto minori, quali affaticamento e mal di testa. È nella fase tre dei test clinici, con l’obiettivo di reclutare fino a 50.000 volontari in Brasile, Regno Unito, Stati Uniti e Sud Africa. L’8 settembre AstraZeneca ha sospeso le prove per una revisione della sicurezza a causa di una reazione avversa in un partecipante nel Regno Unito.
In attesa degli esami europei[9], negli USA la sperimentazione clinica di fase 3 sul vaccino AstraZeneca[10] contro il coronavirus è stata sospesa per più di un mese per approfondimenti sulla sicurezza ad opera della Food and Drug Administration degli Stati Uniti.
Come noto, la Food and Drug Administration (FDA) (Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali) è l’agenzia del governo americano che si occupa di regolamentare i prodotti che vengono immessi in commercio, dagli alimenti fino ai farmaci etici. I corrispettivi europei sono l’EFSA ovvero l‘Autorità europea per la sicurezza alimentare e l’EMA (European Agency for the Evaluation of Medicinal Products, Agenzia Europea per i Medicinali).
L’obiettivo primario della FDA è quello di proteggere e garantire la sicurezza e la salute dei cittadini attraverso l’emanazione di regole e principi che controllino e siano di riferimento per l’immissione in commercio di prodotti studiati secondo processi rigorosi.
La FDA sta valutando se consentire ad AstraZeneca di ricominciare il processo dopo che un partecipante si era ammalato: naturalmente, la questione è se la malattia fosse un evento fortuito o se potesse essere correlata al vaccino.
Secondo un articolo della CNN, la causa del prolungamento del tempo di risposta è che il partecipante si trovava nel Regno Unito e che l’Agenzia europea per i medicinali e la FDA memorizzano i dati in modo diverso.
Intanto, mentre l’audit di sicurezza interno di AstraZeneca cerca di far luce sulle condizioni neurologiche subite dal partecipante allo studio del vaccino, secondo fonti citate dalla CNN la FDA potrebbe richiedere test specializzati o qualche ulteriore follow-up“. “E non è solo una questione di dati grezzi. Vogliono ascoltare le opinioni degli esperti e aggregare il tutto, e ciò può richiedere del tempo”. In pratica, potrebbero esserci differenze di opinione all’interno di AstraZeneca o della FDA su ciò che è accaduto esattamente a questi partecipanti e se può dipendere in qualche modo dal vaccino.
“AstraZeneca sta continuando a lavorare con la FDA per facilitare la revisione delle informazioni necessarie per prendere una decisione in merito alla ripresa del processo negli Stati Uniti. Spetta agli organismi di regolamentazione rivedere e prendere decisioni di approvazione sulla base dei dati”, secondo una dichiarazione da un portavoce dell’azienda.
La Cnn ribadisce come secondo la sua fonte l’agenzia sarà molto metodica nel riesaminare i dati: “sono sicuro che la FDA vuole prendere la sua decisione il prima possibile, ma deve anche assicurarsi che la decisione sia valida. È fondamentale per il pubblico americano. Ed è fondamentale che il pubblico americano abbia fiducia nella FDA”.
Pfizer, in collaborazione con BioNTech
Il secondo esempio che prendo in esame riguarda il vaccino Covid-19 in corso di sviluppo da parte di Pfizer, una delle più grandi aziende farmaceutiche del mondo, con sede a New York, in collaborazione con l’azienda biotecnologica tedesca BioNTech.
“BNT162b2” è un vaccino mRNA[11] basato sui precedenti sforzi dell’azienda tedesca per utilizzare la tecnologia in vaccini antitumorali sperimentali. Pfizer ha firmato un contratto da quasi 2 miliardi di dollari con il governo degli Stati Uniti per fornire 100 milioni di dosi entro dicembre 2020, un accordo che entrerà in vigore quando e se il farmaco sarà approvato e consegnato.
La sperimentazione di Fase 3 condotta ha incluso 43.358 partecipanti e Pfizer riferisce che finora “non sono stati osservati seri problemi di sicurezza” oltre al tasso di prevenzione positivo. Sulla base di questi primi dati, le persone che ricevono il vaccino sono protette 28 giorni dopo la prima dose e il vaccino utilizza un processo a due dosi[12].
Ci sono ancora ulteriori test di sicurezza da condurre e gli sperimentatori stimano che due mesi interi di tali dati (richiesti da FDA per l’autorizzazione all’uso di emergenza di cui infra) saranno disponibili entro fine mese. Al fine di testare gli effetti a lungo termine, i partecipanti saranno poi monitorati per due anni dopo aver ricevuto la seconda e ultima dose. Pfizer pensa di poter produrre fino a 50 milioni di dosi del suo vaccino entro la fine di quest’anno e fino a 1,3 miliardi di dosi fino al 2021[13].
I dati completi dello studio devono ancora essere sottoposti a peer-review e pubblicazioni scientifiche, ma questa è sicuramente la notizia più promettente dal fronte dello sviluppo del vaccino e potrebbe significare che la distribuzione su larga scala di un vaccino inizi entro il 2020[14].
In considerazione dei molteplici aspetti che entrano in gioco quando si parla di vaccini Covid-19, qualche giorno fa il presidente e CEO Pfizer Albert Bourla ha pubblicato una lettera aperta.
“Mentre ci avviciniamo a un’importante lettura di dati dal nostro programma di vaccino COVID-19[15], volevo parlare direttamente a miliardi di persone, milioni di aziende e centinaia di governi in tutto il mondo che stanno investendo le loro speranze in un vaccino COVID – 19 sicuro ed efficace per superare questa pandemia. So che c’è molta confusione riguardo a cosa esattamente ci vorrà per assicurarne lo sviluppo e l’approvazione e, date le considerazioni critiche sulla salute pubblica e l’importanza della trasparenza, vorrei fornire maggiore chiarezza sulle scadenze di sviluppo per Pfizer e per il nostro vaccino COVID-19 del partner BioNTech”, esordisce la open letter.
Sicuro, efficace, di qualità
Per tutti i vaccini sono tre le aree chiave per ottenere l’approvazione per l’uso pubblico. In primo luogo, il vaccino deve essere dimostrato sicuro, con dati di sicurezza affidabili generati da migliaia di pazienti. Poi deve essere dimostrato efficace, il che significa che può aiutare a prevenire la malattia COVID-19 almeno nella maggior parte dei pazienti vaccinati. Infine, bisogna dimostrare che il vaccino può essere coerentemente prodotto secondo i più elevati standard di qualità.
E quindi Bourla afferma che “per garantire la fiducia del pubblico e dissipare molta confusione, credo che sia essenziale che il pubblico comprenda i nostri tempi stimati per ciascuna di queste tre aree”. (..) “potremmo sapere se il nostro vaccino è efficace o meno entro la fine di ottobre. Per fare ciò, dobbiamo accumulare un certo numero di casi COVID-19 nel nostro studio per confrontare l’efficacia del vaccino negli individui vaccinati con quelli che hanno ricevuto un placebo. Poiché dobbiamo attendere che si verifichi un certo numero di casi, questi dati possono arrivare prima o poi in base ai cambiamenti nei tassi di infezione. Un comitato di scienziati indipendenti esaminerà i dati completi e ci informerà se il vaccino è efficace o meno sulla base di criteri predeterminati.. Condivideremo qualsiasi lettura conclusiva (positiva o negativa) con il pubblico non appena possibile”.
Per richiedere l’approvazione per uso pubblico, “il secondo requisito è dimostrare che il vaccino è sicuro. I nostri standard interni per la sicurezza dei vaccini e quelli richiesti dalle autorità di regolamentazione sono elevati. Nel caso dell’autorizzazione all’uso di emergenza negli Stati Uniti per un potenziale vaccino COVID-19, la FDA richiede che le aziende forniscano due mesi di dati di sicurezza su metà dei partecipanti alla sperimentazione dopo la dose finale del vaccino. Sulla base della nostra attuale iscrizione di prova e del ritmo di dosaggio, stimiamo di raggiungere questo traguardo nella terza settimana di novembre. La sicurezza è e rimarrà la nostra priorità numero uno e continueremo a monitorare e riportare i dati sulla sicurezza per tutti i partecipanti allo studio per due anni”.
Infine, dopo aver ottenuto un robusto profilo di sicurezza e una lettura positiva dell’efficacia, l’altro requisito sarà la presentazione dei dati di produzione che dimostrino la qualità e la coerenza del vaccino che verrà prodotto.
Quindi “supponendo dati positivi, Pfizer richiederà l’uso dell’autorizzazione di emergenza negli Stati Uniti subito dopo il raggiungimento del traguardo di sicurezza nella terza settimana di novembre. Tutti i dati contenuti nella nostra domanda negli Stati Uniti sarebbero quindi stati esaminati non solo dagli scienziati della FDA, ma anche da un gruppo esterno di esperti indipendenti in una riunione pubblica convocata dall’agenzia”.
Il quadro regolativo e le Real world evidence
Va ora ribadito che, poiché i vaccini, in quanto ‘risorsa preziosa per i cittadini e per i sistemi sanitari per l’immunizzazione contro le malattie infettive prevenibili’, sono rigorosamente controllati in tutte le fasi del loro sviluppo, dal laboratorio alla pratica clinica, in condizioni normali servono periodi di tempo lunghi affinché i processi di controllo possano venire completati nel rispetto di tutte le guidelines e standard fissati.
Per quanto riguarda la Ue, ricordiamo che dal punto di vista regolatorio esistono due procedure: quella comunitaria e quella nazionale. La procedura comunitaria può essere centralizzata (con il coinvolgimento di tutti i Paesi membri dell’UE coordinati dal Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA)), o di mutuo riconoscimento e decentrata, ma i vaccini biotecnologici (ad esempio, a DNA ricombinante) possono essere autorizzati esclusivamente con la procedura centralizzata (EMA).
In casi di emergenza – come appunto una pandemia[16] – viene avviata una procedura accelerata per stabilire se autorizzare l’uso del farmaco quanto più velocemente possibile, ma assolutamente nel rispetto delle norme applicabili. In particolare, una revisione continua (rolling review[17]) è uno degli strumenti normativi che l’EMA utilizza per accelerare la valutazione di un farmaco o vaccino promettente durante un’emergenza di salute pubblica. Normalmente, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale e tutti i documenti richiesti devono essere presentati all’inizio della valutazione in una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso di una revisione progressiva, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA rivede i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso, prima che venga presentata una domanda formale. Una volta che il CHMP decide che sono disponibili dati sufficienti, la società deve presentare la domanda formale. Riesaminando i dati non appena diventano disponibili, il CHMP può esprimere prima il suo parere sull’opportunità o meno di autorizzare il medicinale o il vaccino[18],[19].
Negli ultimi anni, ci sono stati progressi significativi nell’uso delle Real World Evidence (RWE) nello sviluppo clinico. Storicamente, le autorità di regolamentazione sono state riluttanti a consentire l’uso di RWE. Ma nel 2016, “gli Stati Uniti hanno approvato il 21st Century American Cures Act, che ha stabilito un nuovo quadro normativo per le RWE e nel 2017 la FDA si è affidata a RWE per espandere l’uso del dispositivo di sostituzione della valvola aortica transcatetere per le procedure valve-in-valve, la prima approvazione FDA basata su RWE senza richiedere nuovi dati di studi clinici”[20]. “La FDA ha anche approvato o esteso le indicazioni per una serie di farmaci basati in parte su RWE, tra cui Ibrance di Pfizer per HR+, carcinoma mammario metastatico HER2 negli uomini”[21].
La generazione di prove cliniche (clinical evidence) sta diventando quindi sempre più integrata, con RWE come elemento chiave insieme ai classici studi randomizzati controllati (RCT) utilizzati durante tutto il ciclo di vita. COVID-19 ha accelerato questa tendenza verso l’aumento della RWE come un modo per testare nuovi trattamenti in settimane o mesi piuttosto che nella linea temporale pluriennale tipica degli RCT e degli studi osservazionali tradizionali. Ad esempio, il Regno Unito ha istituito il suo studio di punta Recovery per COVID-19 in modo che i dati vengano riportati attraverso la piattaforma NHS DigiTrials[22]: ciò consente ai ricercatori di collegare i dati della sperimentazione e RWE sotto forma di set di dati di assistenza primaria e secondaria del NHS, fornendo ai ricercatori intuizioni rapidamente una volta che le domande sui trattamenti COVID-19 hanno ricevuto risposta nello studio stesso[23].
Un altro esempio di utilizzo di RWE è per caratterizzare meglio le coorti a rischio COVID-19 e valutare potenziali interventi. Le autorità di regolamentazione hanno recentemente iniziato a collaborare con le aziende per sfruttare una gamma più ampia di set di dati al di fuori degli RCT tradizionali per approfondire la comprensione della malattia e informare le priorità di ricerca e gli interventi clinici. Queste collaborazioni dimostrano il crescente interesse per RWE di “livello normativo” e come il settore si stia concentrando sempre più su dati di alta qualità per supportare le discussioni normative. Le aziende biofarmaceutiche dovrebbero rivedere le attuali partnership o sforzi in cui i dati non sono di livello normativo e aggiornare la raccolta dei dati o ridistribuire le risorse a sforzi di qualità superiore. “Nella nostra esperienza nel settore, il “punto debole” per RWE è descrivere la risposta di coorti specifiche (in questo caso, all’infezione da COVID-19) e generare prove per le terapie già in uso on-label o off-label”[24].
Emergenze e percorsi accelerati
Nell’industria biofarmaceutica non è mai mancata la pressione per accelerare le tempistiche di sviluppo clinico. Per accelerare il time to market e stare al passo con la nuova realtà emergente di linee temporali competitive aggressive, gli sviluppatori devono sfruttare tutti gli strumenti a disposizione e i regolatori hanno spesso sostenuto questi sforzi; nel 2017, ad esempio, il 92% dei nuovi farmaci oncologici approvati dalla FDA ha utilizzato un percorso accelerato (revisione prioritaria, corsia preferenziale, terapia innovativa o approvazione accelerata). Anche così, le tempistiche di sviluppo clinico sono rimaste relativamente piatte nel tempo (fasi da I a III: circa sette anni per i farmaci; circa 7,5 anni per i vaccini; e circa 5,5 anni per i farmaci contro le malattie infettive)[25].
Ma COVID-19 sta cambiando il gioco e mostra cosa è possibile fare quando c’è bisogno urgente, con pazienti e regolatori altamente motivati.
Negli Stati Uniti, l’operazione Warp Speed [26] sta spendendo 10 miliardi di dollari in fondi pubblici per accelerare lo sviluppo dei vaccini, della diagnostica e delle terapie COVID-19. Dato che l’obiettivo è accelerare i test clinici in 12-18 mesi, circa cinque volte più velocemente dei tempi di sviluppo del vaccino “standard”, le fasi COVID-19 devono essere eseguite in parallelo. Lo stesso vale per le terapie COVID-19 nell’ambito del suo Coronavirus Treatment Acceleration Program (CTAP)[27], la FDA sta rispondendo alle richieste di avviare le sperimentazioni entro un giorno e fornendo un input “ultra rapido” e collaborativo sulla maggior parte dei piani di sviluppo.
Anche altrove ricercatori e regolatori stanno acquisendo esperienza nell’implementazione di nuovi costrutti di sperimentazione per accelerare i tempi di ciclo e fornire maggiore agilità per indagare sulle combinazioni terapeutiche: ad esempio, lo studio UK RECOVERY (Randomised Evaluation of Covid-19 Therapies)[28] ha un design altamente ambizioso con sei bracci di prova che coprono diverse modalità: piccole molecole tradizionali (ad esempio, desametasone o idrossiclorochina), farmaci biologici (ad esempio, tocilizumab) e prodotti sanguigni (ad esempio, plasma convalescente).
Con questo disegno di sperimentazione, i ricercatori hanno aumentato rapidamente i siti, arruolando oltre 11.500 pazienti in 175 siti tra marzo e metà giugno. Il design consente inoltre agli sperimentatori di aggiungere e rimuovere bracci di prova non appena le informazioni diventano disponibili: ad esempio, hanno rimosso l’idrossiclorochina a causa della mancanza di efficacia e aggiunto plasma convalescente. I dati dello studio Recovery sul desametasone[29] forniscono la prima evidenza di alta qualità per la riduzione della mortalità farmacologica di qualsiasi terapia COVID-19.
In definitiva, questo livello eccezionale di impegno e reattività delle autorità sta mostrando le possibili notevoli sinergie tra le autorità di regolamentazione e l’industria se lavorano insieme per raggiungere obiettivi comuni, anche se al momento, questo livello di coinvolgimento è specifico per COVID-19 e potrebbe non essere applicabile ad altre aree terapeutiche nella stessa misura.
Tuttavia, la pandemia ha sicuramente ‘resettato le aspettative’ che verranno inquadrate anche nell’ambiente post-COVID-19.
Note
[1] Al 02/11/20, secondo i dati WHO “46.166.182 Confirmed cases, 1.196.362 Confirmed deaths, 219 Countries, areas or territories with cases-Last update: 2 November 2020, 09:37 am CET” in https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019.
[2] Cfr. “Coronavirus: quello che c’è da sapere – 16 ottobre 2020”, a cura di Salvatore Curiale – Istituto Nazionale Malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” IRCCS – Roma – © INMI 2020, pag. 11, in https://www.inmi.it/wp-content/uploads/2020/10/coronavirus_comunicato_16_10.pdf.
[3] Cfr. “How the Pandemic Is Redefining Clinical Development” by Chris Meier, Andrew Rodriguez, Asher Steene, and Mathias Bädeker, September 11, 2020 in https://www.bcg.com/publications/2020/how-the-pandemic-is-redefining-clinical-development.
[4] Cfr. “Coronavirus: quello che c’è da sapere – 16 ottobre 2020”, a cura di Salvatore Curiale – Istituto Nazionale Malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” IRCCS – Roma – © INMI 2020, pag. 11, in https://www.inmi.it/wp-content/uploads/2020/10/coronavirus_comunicato_16_10.pdf, cit..
[5] Ibidem.
[6] Ibidem, pag. 14.
[7] Cfr. “Dozens of COVID-19 vaccines are in development. Here are the ones to follow. Here are the COVID-19 vaccine prospects that have made it to phase three trials and beyond” by Amy MCKeever, October 30, 2020 in https://www.nationalgeographic.com/science/health-and-human-body/human-diseases/coronavirus-vaccine-tracker-how-they-work-latest-developments-cvd/.
[8] Cfr. “Vaccine hopes rise as Oxford jab prompts immune response among old as well as young adults” by Guy Faulconbridge, Kate Kelland, Kate Holton, October 26, 2020 in https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-astrazeneca-vaccin/oxford-covid-19-vaccine-prompts-immune-response-among-adults-old-and-y%E2%80%A6, cit.
[9] Cfr. “EMA’s human medicines committee (CHMP) has started the first ‘rolling review’ of a COVID-19vaccine, which is being developed by the company AstraZeneca in collaboration with the University of Oxford”, in “EMA starts first rolling review of a COVID-19 vaccine in the EU | European Medicines Agency”, at https://www.ema.europa.eu/en/news/ema-starts-first-rolling-review-covid-19-vaccine-eu.
[10] Cfr. “CNN – AstraZeneca Covid-19 vaccine trial 1 month safety data to the FDA, source tells CNN” in https://edition.cnn.com/2020/10/14/health/astrazeneca-covid-vaccine-trial/index.html.
[11] “All’interno del corpo umano, l’RNA messaggero fornisce le informazioni che il DNA utilizza per produrre proteine, che regolano le nostre cellule e i nostri tessuti. I virus usano l’RNA per uno scopo molto più diabolico. Mancano del meccanismo cellulare per replicarsi, quindi invadono le cellule sane e si propagano al loro interno, a volte causando malattie o morte. Ad esempio, l’mRNA nel nuovo coronavirus abilita una “proteina spike” che perfora le cellule in tutto il corpo. Ciò è particolarmente dannoso ogni volta che il virus invade i polmoni, rendendo difficile il semplice atto di respirare. Un vaccino a mRNA contiene una versione sintetica dell’RNA che un virus utilizza per formare proteine. Il vaccino non contiene abbastanza informazioni genetiche per produrre proteine virali, ma quel tanto che basta per ingannare il sistema immunitario facendogli credere che un virus sia presente in modo che entri in azione per produrre anticorpi. I vaccini tradizionali, ad es. contro l’influenza o il morbillo, attivano invece il sistema immunitario iniettando piccole quantità di un virus. I vaccini possono includere forme più deboli “attenuate” del virus, o un virus che gli scienziati hanno ucciso ma le cui proteine virali possono ancora stimolare l’immunità. (..) In alcuni casi molto rari il virus non è morto o la dose attenuata è così forte da far ammalare. Ecco che i vaccini a mRNA eliminano questa preoccupazione perché non contengono virus. (..) Con una pandemia in corso, la velocità è essenziale, e quindi i ricercatori sui vaccini stanno cercando di accelerare. (..) Una volta che i ricercatori determinano l’mRNA che fa sì che il virus in questione produca le sue proteine, gli scienziati possono creare l’RNA sintetico che diventa la base di un nuovo vaccino. In uno scenario ideale, gli scienziati utilizzerebbero enzimi appositamente selezionati per stimolare la produzione di questo mRNA sintetico e quindi avvolgerebbero l’mRNA in un involucro protettivo per evitare che si degradi” in “How mRNA Vaccines Could Work Against COVID-19” | Science | Smithsonian Magazine, 2/11/2020 in https://www.smithsonianmag.com/science-nature/mrna-vaccines-covid-19-180975330.
[12] Cfr. Darrell Etherington, Pfizer’s COVID-19 vaccine proves 90% effective in first results from Phase 3 clinical trial , November 9, 2020 in https://techcrunch.com/2020/11/09/pfizers-covid-19-vaccine-proves-90-effective-in-first-results-from-phase-3-clinical-trial/?guccounter=1&guce_referrer=aHR0cHM6Ly93d3cuZ29vZ2xlLmNvbS8& guce_referrer_sig=AQAAABNiqdt4KS7KrfvalMvaEs04vRP2Udh8cxEdVNuO1AlC6Wyxb-yZgKeaL nXDvEgu1QKzHB_7By9609vh5Ea-bQOP_IUMhOVb199ru3yqH-w7YPprNMuLyGjd4eSKb-Xfmqw_OxuEZchXxaB7lTRG4buhLdl2pcS2bNsVXKC8yvwo.
[13] Ibidem.
[14] Ibidem.
[15] Cfr. “An Open Letter from Pfizer Chairman and CEO Albert Bourla October 16, 2020” in https://www.pfizer. com/news/hot-topics/an_open_letter_from_pfizer_chairman_and_ceo_albert_bourla.
[16] Di fronte a una simile emergenza planetaria,il Direttore Generale OMS ha annunciato che “184 paesi hanno ora aderito a COVAX. I paesi più recenti che si sono uniti durante il fine settimana sono Ecuador e Uruguay. COVAX rappresenta il più ampio portafoglio di potenziali vaccini COVID-19 e il modo più efficace per condividere in modo equo vaccini sicuri ed efficaci in tutto il mondo”, WHO Director-General’s opening remarks at the media briefing on COVID-19 – 19 October 2020 in https://www.who.int/director-general/speeches/detail/who-director-general-s-opening-remarks-at-the-media-briefing-on-covid-19—19-october-2020.
[17] Vedasi supra, nota 5.
[18] Cfr. “EMA’s human medicines committee (CHMP) has started the first ‘rolling review’ of a COVID-19vaccine, which is being developed by the company AstraZeneca in collaboration with the University of Oxford”, in “EMA starts first rolling review of a COVID-19 vaccine in the EU | European Medicines Agency”, at https://www.ema.europa.eu/en/news/ema-starts-first-rolling-review-covid-19-vaccine-eu, cit..
[19] Cfr. “Covid, Ema avvia iter approvazione vaccino BionTech-Pfizer”, 06/10/2020 in https:/ /www.adnkronos.com/fatti/esteri/2020/10/06/covid-ema-avvia-iter-approvazione-vaccino-biontech-pfizer_ZLdN2q29Wo 3WIAt0tYNW8N.html .
[20] Cfr. “How the Pandemic Is Redefining Clinical Development” by Chris Meier, Andrew Rodriguez, Asher Steene, and Mathias Bädeker September 11, 2020 in https://www.bcg.com/publications/2020/how-the-pandemic-is-redefining-clinical-development, cit..
[21] Ibidem.
[22] “NHS DigiTrials aiuterà i pazienti NHS lungo l’Inghilterra a partecipare a studi clinici di nuovi trattamenti. I risultati generati influenzeranno l’assistenza quotidiana di milioni di futuri pazienti con un’ampia gamma di condizioni, oltre a supportare la pianificazione e la ricerca su COVID-19. Abbiamo creato il servizio NHS DigiTrials per fornire dati, competenze e infrastrutture specifiche per gli studi clinici” si legge in NHS DigiTrials – The Health Data Research Hub for Clinical Trials, in https://www.hdruk.ac.uk/help-with-your-data/our-hubs-across-the-uk/nhs-digitrial .
[23] Sempre più verso le Digital Therpeutics. Su questo punto, tornerò ampiamente in un prossimo articolo.
[24] Cfr. “How the Pandemic Is Redefining Clinical Development” by Chris Meier, Andrew Rodriguez, Asher Steene, and Mathias Bädeker, September 11, 2020 in https://www.bcg.com/publications/2020/how-the-pandemic-is-redefining-clinical-development, cit..
[25] Ibidem.
[26] “L’obiettivo di Operation Warp Speed è quello di produrre e fornire 300 milioni di dosi di vaccini sicuri ed efficaci con le dosi iniziali disponibili entro gennaio 2021, come parte di una strategia più ampia per accelerare lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di vaccini COVID-19, terapie e diagnostica (noti collettivamente come contromisure)”. Tutti i dettagli sono disponibili in https://www.hhs.gov/coronavirus/explaining-operation-warp-speed/index.html.
[27] “Il Coronavirus Treatment Acceleration Program (CTAP) è un programma speciale di emergenza istituito dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense in risposta alla pandemia COVID-19. L’obiettivo principale del programma è accelerare la disponibilità di nuovi trattamenti e vaccini per i pazienti COVID-19 il più rapidamente possibile utilizzando ogni possibile risorsa, percorso applicabile e processo in tutta l’agenzia”. Tutti dettagli al sito https://www.fda.gov/drugs/emergency-preparedness-drugs/coronavirus-covid-19-drugs.
[28] “Una gamma di potenziali trattamenti è stata suggerita per COVID-19, ma nessuno sa se qualcuno di loro si rivelerà più efficace nell’aiutare le persone a riprendersi rispetto al solito standard di cure ospedaliere che riceveranno tutti i pazienti. La sperimentazione RECOVERY sta attualmente testando alcuni di questi trattamenti suggeriti”, come si legge al sito https://www.recoverytrial.net.
[29] Si veda lo studio “Dexamethasone in Hospitalized Patients with Covid-19 — Preliminary Report” by The RECOVERY Collaborative Group* July 17, 2020 DOI: 10.1056/NEJMoa2021436 in https://www.nejm.org/doi/full/ 10.1056/NEJMoa2021436.
Articolo da evidenziare sia per la specificità, che per la peculiare intelligibilità da parte non dei soli “addetti ai lavori”. Efficace semplificazione di quella che per moltissimi appare una “giungla” – le ricerche sul vaccino contro il SARSCoV-2 da parte dei più eminenti scienziati e delle più importanti case farmaceutiche del mondo – chiarendone, con un linguaggio tecnico e al contempo accessibile, le dinamiche ed i risultati.
Quel raggio di luce al quale tutto il mondo volge lo sguardo con trepidazione, auspicando che possa al più presto illuminare il buio che stiamo attraversando.
Grazie infinite per il prezioso commento! In effetti, troppo spesso qualsiasi comunicazione su questi temi è stata, addirittura utilizzata in senso improprio, cioè per suscitare specifiche “reazioni” nell’opinione pubblica.. Anziché in senso proprio, cioè per contribuire ad analisi scientifiche ma anche e soprattutto divulgative per rendere “digeribili” anche al “pubblico indifferenziato” concetti e situazioni non poco complesse. Tutti gli approfondimenti necessari ed opportuni sono essenziali affinché, mediante appropriati registri comunicativi, qualunque cittadino possa comprendere appieno le ultime conquiste della Scienza. A maggior ragione quando si tratta di salvare parecchi milioni di vite umane! Una volta informati con le dovute modalità, i cittadini non proverranno riserve ostative e saranno, invece, ben contenti di porre in essere le giuste azioni a tutela della salute propria e degli altri.
Articolo molto interessante e di scorrevole lettura, in grado di fornire una visione ampia e generale sui trial dei vaccini più promettenti e sui dati (ormai sempre più importanti) provenienti dalla RWE. Complimenti Sergio!
Grazie infinite Alessio! Riceverli da un MSc. Candidate così brillante fa ancora più piacere, ma soprattutto sprona a spendere qualche parola ulteriore in tema di “evidenza empirica”. Anche nelle scienze sociali questa locuzione “impazza” da tempo e nelle Life Sciences ha pure trovato il successo che meritava. Però in momenti in cui la Comunicazione assume un ruolo più “pubblico” che mia, penso sia utile richiamare anche alcune frasi scritte da Flavia Carle (Presidente del Collegio nazionale dei professori e ricercatori universitari di statistica medica): “.. il ruolo e l’indispensabilità del metodo scientifico nel promuovere e garantire la salute degli individui sembrano essere messi in discussione dalla rapida ed estesa divulgazione, grazie ai mezzi di comunicazione oggi disponibili, di informazioni fallaci; queste ultime fanno intendere che l’acquisizione della conoscenza sui determinanti della salute possa, o peggio debba, avvenire esclusivamente in maniera più o meno fortuita attraverso la condivisione delle esperienze di vita personali” (..) “Su concetti che il mondo della ricerca in campo biomedico considera acquisiti da tempo come basi fondamentali sembra indugiare un’ombra minacciosa di dubbio, che riguarda la loro validità se non addirittura la loro esistenza. L’enunciazione di questi concetti, espressi da Popper.. e ripresi negli anni 2000, contestualizzandoli alla ricerca clinica e all’applicazione dei risultati di quest’ultima nella cura dei cittadini, evidenzia il “fil rouge” tra etica, rigore scientifico e diritto alla salute. La ricerca clinica è etica solo se la società umana trae un guadagno in salute dai risultati che questa produce. Perché ciò sia possibile è indispensabile che gli studi siano condotti secondo una rigorosa metodologia scientifica”. Concludo citando anche qualche frase di Nello Martini (Presidente Fondazione ReS ): “. La RWE .., oltre a consentire di superare il gap informativo dei trial clinici, riveste un ruolo chiave per i decisori, con particolare riferimento all’impiego di flussi amministrativi RWE per la stratificazione del rischio dei pazienti cronici con multi-morbilità e per la definizione degli indicatori di processo e di esito dei PDTA”. Altri esempi, a te ben noti, di cos’altro può fare l’ “evidenza empirica” !
Grazie di nuovo, ad maiora!
Ritengo che un articolo simile debba essere divulgato su qualsiasi social/mass media. Alla luce di quanto trattato, colgo l’occasione per ribadire che la Rolling Review delle sperimentazioni sui vaccini contro il SARS-CoV-2 non inficia sugli aspetti di qualità, efficacia e sicurezza degli stessi, ma è solo una misura volta a rendere più celere il processo di immissione in commercio, nonché la burocrazia e i processi di verifica da parte del CHMP (Comitato Etico per i Medicinali per Uso Umano), analizzando i dati man mano che emergono.
Provvederò a diffondere l’articolo, auspicando di coinvolgere anche qualche “NoVax”.
Grazie infinite, troppo buono! Come sottolinei nel brillante commento, in questo periodo la comunicazione pubblica su temi così “spinosi” ha dovuto affrontare insidie ancora maggiori a causa della “commistione” tra disclosure fra scienziati – che talvolta sembravano purtroppo dimenticare che sui media la discussione esige tempi, modalità e regole affatto diverse da quelli con i quali si basa, appunto, il dibattito scientifico – e considerazioni molto più pratiche sollecitate dai conduttori/moderatori. Per non parlare di veri e propri “spostamenti” di temi, questioni e termini determinati dall’entrata “in campo” di commentatori esterni spesso animati da intenti non proprio volti alla massimizzazione del progresso scientifico, come molto lucidamente sfumi alla fine del tuo competentissimo intervento.