Nel generale apprezzamento per la qualità del lavoro che stiamo facendo (grazie!), registriamo una perplessità ricorrente, secondo la quale le previsioni del modello che stiamo utilizzando sarebbero troppo pessimiste. Ci ragioniamo tutti i giorni, pronti ad apportare i correttivi che la realtà ci dovesse segnalare come opportuni (ne stiamo esaminando alcuni, relativamente alla previsione di morti a lungo termine, ma di questo diremo di più domani). Va detto però che i dati degli ultimi giorni, compresi anche quelli di oggi, 21 marzo 2020, non sono di gran conforto in questa direzione.
La novità più rilevante negli aggiornamenti di oggi riguarda la tabella “Intensiva“, in cui riportiamo le nostre previsioni circa il numero di Unità di Terapia Intensiva via via necessarie, rispetto a quelle disponibili. Fino a ieri abbiamo stimato una carenza al suo massimo, nella fase di picco (12-18 aprile), pari a circa 3.500 unità. Il grafico di oggi invece, segnala che potrebbe non esserci alcun problema al riguardo. Come mai?
In realtà non sono le stime del fabbisogno a cambiare, quanto la disponibilità di Unità di Terapia Intensiva nelle regioni d’Italia. Fino a ieri l’unico dato certo di cui disponevamo, fonte Istituto Superiore di Sanità, risaliva addirittura al 2018 (!). Oggi, i nostri amici della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, che con il suo progetto Studio Medico 3.0 è tra i sostenitori del nostro progetto) ci hanno messo in contatto con ANAAO-Assomed, l’Associazione dei Medici Dirigenti Ospedalieri, che ha fatto il meritorio lavoro, pubblicato proprio oggi sul Quotidiano Sanità di ricostruire le nuove disponibilità rispetto a quelle esistenti prima dell’inizio della crisi COVID-19.
Tuttavia le cose non sono ancora chiarissime: le nuove disponibilità aggiuntive sono quasi sempre annunci, accompagnati praticamente sempre da verbi al condizionale “dovrebbero essere pronte il …“, “potrebbero già essere disponibili…” e simili.
Per questo nel grafico riportiamo due linee orizzontali di soglia: la soglia più bassa, con le disponibilità pre-virus, e la soglia più alta, con le disponibilità che si dovrebbero avere “a regime”, come si esprimono spesso i comunicati ufficiali delle autorità regionali. Dovessero essere tutte realizzate in tempo, il problema dovrebbe essere superato. Ma il problema è proprio qui: quante di queste nuove disponibilità annunciate sono già disponibili? E quando lo saranno le altre, se lo saranno?