Manifesto

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La conoscenza ci difende dalla paura.

Per secoli, la nostra intelligenza collettiva è stata sviluppata sull’osservazione della realtà e abbiamo preso le nostre decisioni in base a dati empirici. Oggi però i dati corrono veloci come mai era accaduto prima, al punto che sembra impossibile poterli analizzare: siamo travolti da un flusso di dati continuo, e fermarsi a riflettere è ormai considerato un vizio del passato. Tutto ciò sta cambiando radicalmente il modo in cui osserviamo la realtà e prendiamo le nostre decisioni come individui, imprese, pubbliche amministrazioni e società: insomma, in tutti i campi dell’azione umana. 

Qualche anno fa si diceva “i dati sono il nuovo petrolio“. Le speranze che tutti abbiamo riposto in questa nuova realtà sono tramontate così rapidamente che sembra un modo di dire di un’altra epoca.

Probabilmente la frase andava letta in una prospettiva profetica. I tempi che stiamo vivendo, dopo Cambridge Analytica e altri scandali, hanno portato alla luce gli effetti devastanti della nuova economia basata sull’uso sconsiderato e pervasivo dei dati, proprio come era successo con il petrolio, altra risorsa usata in modo dissennato, al punto da doverne pagare uno scotto pesantissimo. Come i nostri sistemi produttivi sono dipendenti dal petrolio, i nostri sistemi cognitivi e informativi dipendono dai dati, anche se il più delle volte non siamo davvero capaci di leggerli e di usarli.

Le nostre società sono ogni giorno vittime di infodemia e fake news, che manipolano le informazioni e polarizzano le opinioni, mobilitano le emozioni per distorcere la realtà e rendono sempre più difficile quello scambio di idee lucido e consapevole, appassionato e corretto, che è da sempre lo strumento con cui l’umanità è riuscita a progredire. Il cattivo uso dei dati si diffonde, con una metafora tanto nota quanto significativa, in modo virale.

Per questo siamo alla ricerca di un vaccino. Un vaccino potente, capace persino di difenderci dalla paura: la conoscenza.
A dominare oggi è una illusione di conoscenza, sull’errato presupposto che più dati voglia dire necessariamente, sempre e comunque, più informazioni. Per questo è indispensabile ripensare le metodologie e gli strumenti che usiamo per ricavare informazioni e generare conoscenza.

Con CoVstat_IT vogliamo dare un contributo a questa ricerca, applicandoci alla conoscenza e al trattamento delle informazioni su un fenomeno tanto drammatico quanto interessante: la pandemia COVID-19, a cominciare dai suoi aspetti di dinamica epidemiologica, per affrontare progressivamente anche gli aspetti relativi ai suoi impatti sull’economia e sulla società, e sui meccanismi decisionali che le governano a livello di singoli e di classi dirigenti.

Useremo a questo scopo gli strumenti della statistica, e più in generale, della scienza, cercando di rendere la nostra ricerca accessibile a tutti quelli che vorranno fare lo sforzo di ragionare e discutere, a partire dai dati e dalle loro possibili interpretazioni. Abbiamo già messo in piedi un bel gruppo di scienziati che volontariamente offrono le loro conoscenze per questo progetto, e invitiamo chi vuole aggiungersi a noi a farsi avanti, segnalandoci le sue idee e le sue competenze da qui.

La data literacy, l’alfabetizzazione sul trattamento dei dati, è oggi il nostro più forte anticorpo.

Info Autore
Vincenzo Nardelli
PhD Student, Università degli Studi Milano Bicocca. Molisano. Sin da giovane ho la passione per il coding e per la rete. La mia ricerca si focalizza sulla statistica spaziale utilizzando big data non strutturati e dati web. Ho partecipato a progetti di ricerca internazionali in cui abbiamo provato a risolvere problemi complessi. Ho fondato l’associazione Data Network per la diffusione della data literacy.
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Vincenzo Nardelli
PhD Student, Università degli Studi Milano Bicocca. Molisano. Sin da giovane ho la passione per il coding e per la rete. La mia ricerca si focalizza sulla statistica spaziale utilizzando big data non strutturati e dati web. Ho partecipato a progetti di ricerca internazionali in cui abbiamo provato a risolvere problemi complessi. Ho fondato l’associazione Data Network per la diffusione della data literacy.
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6 commenti su “Manifesto”

  1. Avatar

    Un sentito rigraziamento per il vostro lavoro a mio avviso uno dei migliori.
    Da ex ingegnere ne sto seguendo molti a livello mondiale. Interessante il sito di andrzey leszkiewicz di Cracovia.
    Sono a capo di un’azienda importante e utilizzo i Vs dati per cercare di convincere le Autorità su cosa ci aspetta.
    Buon lavoro, Aldo Sutter

    1. Antonio Tombolini

      Grazie Aldo, il tuo apprezzamento ci è di grande incoraggiamento! Ne approfitto, visto il lavoro che fai, per dirti che stiamo preparando una nuova sezione destinata a offrire dati e informazione corretta sull’impatto economico della pandemia, per poterlo meglio gestire. La conoscenza ci difende dalla paura! (grazie anche della segnalazione del sito di Andrzey, ce lo studiamo e magari lo contattiamo).

  2. Avatar

    Buongiorno
    Complimenti per il vostro lavoro. Avrei una domanda: quanto e come incide sul modello l’assunzione che “solo 1/3 degli infetti è sintomatico”. Faccio infatti notare che solo l’1/3 dei positivi è sintomatico, non degli infetti. Non si conosce il numero reale degli infetti, non avendo sottoposto (e non potendo sottopporre) l’intera popolazione al test. Grazie

    1. Antonio Tombolini

      In realtà per avere un’idea abbastanza precisa del numero (e della localizzazione, età, genere, ecc…) degli infetti non servirebbe sottoporre tutti a tampone. Basterebbe farlo, come proposto al Governo da Giuseppe Arbia, uno dei nostri esperti, e dalla Società Italiana di Statistica, con un campione ben studiato di 2-3000 persone. Ma non lo si fa. Nel frattempo lo hanno fatto in Germania e in altri paesi, dove io numero dei decessi in rapporto alla popolazione è decisamente più basso.

  3. Avatar

    Questo sito e’ molto interessante.
    Il grafico “Casi positivi per regione”, basandosi sul semplice conteggio numerico, non fornisce pero’ un quadro realistico.

    Se per ipotesi, la Valle d’Aosta raggiungesse i 125 mila casi (ovviamente speriamo di no!), significherebbe che la situazione è drammatica. Tutta la popolazione e’ contagiata.
    Mentre se i 125 mila casi si verificassero in Toscana, ci sarebbero ancora 3.6 milioni di persone sane.
    Due regioni, con lo stesso numero di casi, si troverebbero in realtà in situazioni completamente diverse.

    Consiglio di costruire un grafico basato sulla percentuale di casi per abitanti.

    Grazie e continuate cosi’!

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