Il Kit CoVstat_IT per la Fase 2

In vista dell’avvio della cosiddetta Fase 2 il team CoVstat_IT si è chiesto quali potessero essere i dati e le elaborazioni più utili.

La nostra visione sulla Fase 2

Partiamo da alcune assumptions, da alcuni presupposti di fatto, sulla base dei quali cerchiamo di ragionare:

  1. il virus con cui abbiamo a che fare non se ne andrà da solo in breve tempo, a meno di imprevedibili quanto auspicabili comportamenti in rapporto all’aumento delle temperature o ad altri fattori, che tuttavia nessuno oggi conosce;
  2. quale che sia l’opinione di ciascuno sulle misure adottate fin qui dalle autorità di governo in Italia, è certo che il lockdown non può essere sostenuto troppo a lungo per una serie di motivazioni, non solo di carattere economico, ma anche sanitario, psicologico, direi anche antropologico: non siamo fatti per restare reclusi troppo a lungo;
  3. dai due punti sopra consegue che occorre aprirsi alla necessità di tornare allo svolgersi della vita sociale e di comunità, sapendo che questo significa, in presenza ancora di un virus per il quale non abbiamo né terapie né vaccino, gestire la convivenza col virus SARS-Cov-2, responsabile della malattia COVID-19, tra i più sfortunati;
  4. la gestione di questa delicata fase consiste essenzialmente nel consentire la progressiva ripresa delle attività quotidiane di ogni genere, cercando di controllare l’inevitabile aumento dei contagi rispetto a una situazione di prolungamento tout-court del lockdown, così da evitare il rischio di una crescita esponenziale degli stessi, cosa che ci esporrebbe a una tragedia ancora più grave di quello che abbiamo fin qui vissuto;
  5. in questo quadro è fondamentale disporre di strumenti di misurazione tempestivi, che possano allertare per tempo, prima che sia troppo tardi, non appena qualcosa dia segnale di pericolo, perché si possa intervenire a scongiurare il peggio;
  6. poiché, come i fatti hanno ampiamente dimostrato, la diffusione di un virus non segue le geografie disegnate dai confini amministrativi di stati, regioni o comuni, ma segue geografie tutte sue, determinando anche all’interno di aree relativamente piccole come l’Italia situazioni estremamente diversificate, nella fase 2 è importante che le misurazioni di controllo possano avvenire al livello più granulare possibile: servono indici sintetici nazionali, ma diventano sempre più importanti indici locali: regionali, provinciali, comunali, di quartiere, come pure sarebbe possibile, se disponessimo di open data a quel livello (come accade in altri paesi), cosa che da noi purtroppo non è.

Gli strumenti

Dalle considerazioni di cui sopra, abbiamo cercato di individuare un set di elaborazioni che rispondesse a quelle esigenze, fino al punto di rivoluzionare la dashboard dei dati CoVstat_IT, passando dalla iniziale (poco più di un mese fa!) offerta di tre misurazioni chiave su scala nazionale, a molteplici elaborazioni degli indici epidemiologici su scala nazionale, ma anche regionale e locale, con l’integrazione in chiave comparativa delle analoghe elaborazioni calcolate per i paesi europei. Non solo: con la stessa logica di controllo tempestivo degli andamenti più rischiosi, abbiamo inaugurato anche la dashboard sull’economia, con un innovativo indice di cui dirò più avanti.

La dimensione nazionale: Epidemia Italia

Oltre all’accurata misurazione quotidiana del fattore R0 (se non ricordi cos’è leggi qui), e di altri parametri legati all’andamento quotidiano dei contagi, al centro della nuova dashboard Epidemia Italia c’è un nuovo modello che abbiamo messo a punto e battezzato Fase 2, su cui vale la pena soffermarsi, perché riteniamo potrebbe essere molto utile per controllare la situazione giorno per giorno ed eventualmente adottare i provvedimenti del caso.

Il modello “Fase 2” di CoVstat_IT

Sulla base delle considerazioni fatte all’inizio, ci siamo detti: abbiamo costruito un modello di previsione dell’andamento del contagio per il periodo di lockdown, che ha funzionato: avevamo previsto il picco entro il 17 aprile, ed è arrivato il 19 aprile, due giorni dopo. Cosa possiamo fare ora, dal 4 maggio in poi? Impossibile fare previsioni, visto che nessuno è in grado di capire quale sarà l’impatto della cosiddetta apertura che da questa data prenderà il via. Abbiamo allora pensato non di prevedere, ma di disegnare scenari, che ci consentano giorno per giorno di capire in quale di questi scenari ci troviamo.

Partendo dal numero di contagiati attivi del giorno 4 maggio, fine del lockdown, dato certo, abbiamo calcolato quanti potrebbero essere i contagiati attivi giorno per giorno in futuro, fino a ottobre prossimo. Questo dato dipende essenzialmente dall’andamento del fattore R0. E con questo abbiamo ottenuto tre scenari:

  1. R0 compreso tra 1,0 e 0,5: fascia verde. Se e finché ci troveremo nella fascia verde vorrà dire che pur proseguendo nel progressivo riavvio di tutte le attività non corriamo il rischio di una pericolosa ripartenza dell’epidemia;
  2. R0 compreso tra 1,0 e 1,1 (notate come un solo decimale sia determinante!): fascia arancione. Rientrando in quest’area, l’andamento dei contagi non è tale da provocare una ripartenza dell’epidemia su vasta scale, e tuttavia occorre prestare estrema cautela e attenzione nell’entità e nei ritmi di progressiva ripresa della attività quotidiane, per evitare di sfondare la soglia dell’1,1 e finire così nella situazione seguente;
  3. R0 compreso tra 1,1 e 1,2: fascia rossa. Trovarsi in questa fascia significherebbe che la situazione sta sfuggendo di mano, e che in assenza di provvedimenti di nuovo drastici, il rischio di dover affrontare una seconda grande ondata di contagi, tale da mettere di nuovo in crisi la struttura sanitaria, sarebbe molto molto elevato.

Fascia verde, fascia arancione, fascia rossa: ogni giorno calcoleremo la posizione del Paese in rapporto a questi tre scenari, con l’intento di offrire a chi deve prendere decisioni ai vari livelli uno strumento di valutazione razionale della situazione. E di offrire anche a ciascuno di noi una bussola di conoscenza: perché la conoscenza, questo il nostro mantra, ci difende dalla paura.

La dimensione regionale

Non sarebbe auspicabile poter analizzare col modello Fase 2 messo a punto per la dimensione nazionale anche le singole regioni, e magari anche province e comuni? Certo che lo sarebbe, e certo che soprattutto adesso sarebbe uno strumento formidabile per avere una percezione immediata della situazione territorio per territorio, consentendo di differenziare localmente le politiche di accelerazione o rallentamento del percorso di ripresa delle attività quotidiane. Purtroppo però, almeno per ora, non si può fare: semplicemente nel nostro Paese non disponiamo dei dati necessari a condurre in maniera affidabile sui livelli locali i calcoli che possiamo fare sui dati nazionali. Ecco un esempio di come la disponibilità o la mancanza di dati possa avere un impatto molto concreto sulla realtà.

R0 per regione al 3 maggio 2020

Nella dashboard Epidemia Regioni continuiamo tuttavia a offrire l’analisi del valore di R0 regione per regione, disegnando così una mappa che che dà un’idea più precisa delle aree non di maggior rischio (il fattore R0 più alto, in un’area con pochissimi o nulli contagi attivi non è da solo un fattore di rischio), ma che aiuta a individuare le regioni in cui, combinandosi un R0 ancora relativamente alto con un ancora elevato numero di contagi attivi la situazione resta più pericolosa.

Il nuovo Indicatore di Rischio Locale

L’indisponibilità dei dati non ci ha fatto rinunciare alla ricerca di un modo per rappresentare tempestivamente le situazioni di potenziale maggior pericolo di ripresa del contagio al livello più locale possibile. Abbiamo messo capo così all’Indicatore di Rischio Locale di CoVstat_IT.

L’Indicatore di Rischio Locale CoVstat_IT

Applicando al territorio italiano una clusterizzazione (suddivisione in piccole aree) condotta secondo un modello statistico detto LISA (Local Index of Spatial Association) e misurando quotidianamente il livello dei contagi di ogni cluster e di quelli con cui confina, ricaviamo una classificazione dei cluster, ricondotti poi a province nella visualizzazione per una migliore comprensione, in quattro categorie:

  1. i Focolai in atto (aree in rosso): province con valori elevati di casi circondate da province con valori a loro volta elevati;
  2. i Potenziali focolai (aree in rosso chiaro): province con valori elevati di casi circondate da province con valori bassi;
  3. le Aree a rischio contagio (aree in blu chiaro): province con valori bassi di casi, ma circondate da province con valori elevati;
  4. le Aree a basso rischio (aree in blu): province con valori bassi, circondate da province con valori a loro volta bassi.

L’utilità di questa visualizzazione, limitata dal fatto che per molte province (mappate in grigio), non c’è ancora disponibilità di dati sufficienti a rendere statisticamente significative le stime, risiede nel fatto che in caso di peggioramento in atto in una provincia tranquilla e a basso rischio, questo indice ne individuerà il passaggio alla fase intermedia del blu chiaro e del rosso chiaro, consentendo così di intervenire prima che si trasformi in vero e proprio focolaio in grado di espandere il contagio sulle aree circostanti.

Il confronto europeo

Gestire in maniera razionale e intelligente la Fase 2 significa secondo noi anche dotarsi di strumenti di comparazione con quanto avviene negli altri Paesi, specie quelli a noi più vicini, in Europa, così da poter fare valutazioni fattuali sugli impatti delle diverse scelte che ogni Paese sta facendo per governare la cosiddetta riapertura. Tutto il contrario, per noi, del provincialismo con cui spesso, anche nei mezzi di informazione più diffusi, si ricorre a riferimenti parziali, quando non palesemente fuorvianti, a quanto accade all’estero con l’intento di celebrare il proprio modello nazionale contro quello altrui, in una stupida quanto tragica gara priva di senso ma potenzialmente gravida di conseguenze negative.

Attualmente positivi in diversi paesi europei

Con la nuova dashboard Pandemia, dedicata all’analisi su scala internazionale, e ricca di grafici interattivi, diamo la possibilità di comparare tutti i paesi europei, tutti i giorni, sulla base dei principali indici. Uno strumento che offriamo a chi voglia ragionare in un’ottica di benchmarking e di collaborazione tra gli Stati, invece che in un’ottica di insensata competizione.

L’economia

Non è certo una forzatura parlare di Fase 2 anche per l’Economia: un’economia che è rimasta bloccata a lungo, insieme a noi, e che sarà tremendamente difficile e delicato far ripartire.

Se però la coscienza della pericolosità della situazione epidemiologica può dirsi ormai diffusa, non così ci sembra ancora per quanto riguarda una corretta percezione dell’entità dell’impatto che quanto sta accadendo ha già avuto, e ancora avrà a lungo, sull’economia globale, e su quella di ciascuno di noi e delle famiglie.

In economia si assiste il più delle volte a una dialettica financo stucchevole tra previsioni sempre meno significative, soprattutto in fasi di grande turbolenza come questa, e consuntivi che arrivano a dirci dove eravamo quando ormai saperlo non serve più a niente o quasi.

Abbiamo perciò messo capo a un modello di Nowcasting, di previsione non del futuro (Forecasting) di quel che sta succedendo adesso, dato che è difficilissimo avere in economia.

Studiando diversi parametri, abbiamo calcolato l’attendibilità di una forte correlazione tra andamento dei consumi elettrici, rilevati e messi quotidianamente a disposizione da Terna, la società di gestione della rete elettrica nazionale, e Indice della Produzione Industriale, misurato mensilmente da ISTAT. La serie storica dimostra questa correlazione, ma evidenzia un problema: mentre il dato dei Consumi Elettrici è disponibile in tempo reale, ogni giorno, mentre accade, il dato della produzione industriale no: la raccolta dei dati e i tempi di verifica ed elaborazione da parte dell’ISTAT fanno sì che il dato del mese che si chiude venga resa noto solo due mesi dopo. In altre parole, il dato della produzione industriale del mese di aprile appena trascorso, sarà reso noto da ISTAT a fine giugno.

Ed è qui che CoVstat_IT propone il suo Nowcasting: stimare, prevedere il dato attuale sulla base dell’andamento dell’indice correlato. Nel nostro caso stimare l’andamento dell’Indice della Produzione Industriale (che verrà rilasciato tra due mesi) sulla base dell’andamento dei Consumi Elettrici, rilevabili invece puntualmente ogni giorno.

Il risultato è quello evidenziato dal grafico. Lo lascio per ora lì, senza commentare troppo, alla vostra contemplazione. Ma ci torneremo, quando, nel corso dei prossimi giorni e settimane, la dashboard Economia si arricchirà di ulteriori elaborazioni.

Nel frattempo, se ve li siete persi, non mancate di leggere i Redazionali che la redazione CoVstat_IT ha pubblicato nel corso della settimana, su vari argomenti. Li ritrovate tutti anche nel Forum, dove è possibile leggerli e commentarli, aprendo discussioni che per parte nostra non possiamo che auspicare.

La conoscenza ci difende dalla paura.

Info Autore
Senior Partner , Tombolini & Associati
Dirigente d’azienda fino al 1997. L’anno successivo fonda Esperya.com, “bottega online” ante litteram di specialità agro-alimentari. Nel 2006 fonda Simplicissimus Book Farm (ora StreetLib.com), piattaforma per la produzione, distribuzione e vendita di ebook e prodotti di editoria digitale. Nel 2019 fonda con altri tre soci e colleghi la Tombolini & Associati, startup innovativa a vocazione sociale, specializzata nella progettazione e implementazione di soluzioni digitali aperte e sostenibili.
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Senior Partner , Tombolini & Associati
Dirigente d’azienda fino al 1997. L’anno successivo fonda Esperya.com, “bottega online” ante litteram di specialità agro-alimentari. Nel 2006 fonda Simplicissimus Book Farm (ora StreetLib.com), piattaforma per la produzione, distribuzione e vendita di ebook e prodotti di editoria digitale. Nel 2019 fonda con altri tre soci e colleghi la Tombolini & Associati, startup innovativa a vocazione sociale, specializzata nella progettazione e implementazione di soluzioni digitali aperte e sostenibili.

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